L’amianto è un materiale fibroso presente in natura, conosciuto anche con il nome di asbesto, utilizzato in passato nell’ambito dell’edilizia.
Per molto tempo e precisamente dagli anni ‘50 l’amianto è stato adoperato nella costruzione soprattutto di tubi, coperture e altri manufatti.
L’amianto è estremamente resistente, poco soggetto alle intemperie atmosferico e molto duraturo nel tempo. Inoltre l’amianto è naturalmente ignifugo, motivo per cui è stato utilizzato a lungo anche nella produzione di alcuni tessuti particolari (es: le vecchie divise dei vigili del fuoco) e nel rivestimento delle navi, sotto la vernice.
Tuttavia, molte ricerche iniziate negli anni ’70 hanno scoperto che l’amianto comporta dei pericoli per la salute dell’uomo.
Nello specifico, non è l’amianto in sé per sé il problema, ma le fibre che rilascia se danneggiato. Le microfibre infatti possono essere assorbite dall’uomo, comportando seri pericoli cancerogeni, soprattutto all’apparato respiratorio.
Qual è la normativa vigente?
A seguito della scoperta di queste proprietà pericolose dell’amianto c’è stato un lungo iter legislativo che alla fine ha portato a bandire l’amianto in qualsiasi impiego edilizio e produttivo in generale.
Dall’altro lato sono state stilate leggi che descrivono quali sono i metodi di smaltimento (nei casi più gravi) o di bonifica (nei casi meno gravi) dell’amianto.
Il decreto legislativo 257 del 23 marzo 1992 è la prima legge in tutta la Comunità Europea a vietare la produzione, la lavorazione e la commercializzazione dell’amianto. Vengono anche regolate le esportazioni dello stesso. Altri decreti successivi poi stabiliscono quali sono i metodi di smaltimento e per la rimozione dell’amianto.
Qual è la normativa attuale per quanto riguarda la bonifica dell’amianto?
Come detto non sempre l’amianto deve essere rimosso, ci sono situazioni in cui è possibile anche solo bonificarlo, in modo che non rappresenti un pericolo.
Innanzitutto, c’è da dire che le altre normative vigenti sanciscono che la presenza dell’amianto deve essere sempre denunciata. Denuncia che è possibile fare all’ASL, all’ARPA oppure al Corpo di Protezione Ambientale e Forestale dei Carabinieri.
Una volta che è stata denunciata e documentata la presenza dell’amianto, un esperto di una ditta autorizzata o un funzionario pubblico si occuperà di fare una stima del pericolo rappresentato. A questo punto, deciderà se predisporre la bonifica oppure la rimozione completa.
Nel caso di bonifica amianto, ci si può rivolgere alle autorità sanitarie pubbliche, ma il più delle volte il compito viene affidato ad aziende specializzate autorizzate dalla Regione di appartenenza.
Sono presenti degli appositi albi, dove individuare l’azienda che si intende interpellare, come ad esempio la MBA Ambiente, una delle principali realtà nella Bonifica Amianto in Lombardia.
Ad oggi, gli atti di bonifica devono essere documentati e presentati alla Regione secondo il decreto legislativo 81 del 2008, anche detto Testo Unico di Sicurezza.
La ditta o l’autorità predisposta alla bonifica del sito che contiene l’amianto deve presentare all’autorità vigilante il Piano di Lavoro.
Il Piano di Lavoro, che va presentato almeno un mese prima dall’inizio dei lavori, è un documento in cui sono elencati tutti i dettagli di come si andrà a lavorare, corredato dalle foto del sito per far vedere la gravità del sito.
Nello specifico, il Piano di Lavoro deve contenere quali saranno le tecniche di rimozione o bonifica dell’amianto, a meno che questo non comporti un pericolo.
Ad ogni lavoratore devono essere forniti dispositivi di protezione della persona e devono essere presenti misure per decontaminare i lavoratori.
Bisogna verificare che l’ambiente in cui si opera non comporti dei rischi per i lavoratori e devono essere indicati i luoghi e le modalità di smaltimento.
Infine, vanno inserite le informazioni di rito: i dettagli tecnici delle attrezzature, il luogo e la data di inizio dei lavori, e la data indicativa di fine lavori.