Per cultura personale ma anche per utilità quotidiana, il rapporto con la cucina è uno di quegli aspetti che meriterebbe davvero di essere sempre approfondito: da una parte perché non si smette mai di imparare qualcosa di nuovo, e dall’altra per via delle mille sfaccettature e degli infiniti ambiti che annovera al suo interno. Ma al di là della nostra esperienza ed abilità “ai fornelli”, esistono alcuni concetti che dovrebbero essere ben chiari a tutti.
Per esempio, l’importanza assoluta degli alimenti (di qualsiasi tipo essi siano) e dunque l’attenzione che dobbiamo riservare alla loro preservazione. Che cosa intendiamo? Facciamo riferimento a tutto un insieme di tecniche il cui scopo è quello di ottenere una conservazione dei vari cibi. Ne esistono davvero tante e, se alcune sono di uso quotidiano, altre sono conosciute solamente per sentito dire nella maggior parte dei casi.
Cominciamo con una specifica necessaria: ovviamente non tutti i cibi sono uguali tra loro, e questo primo elemento è abbastanza scontato agli occhi di tutti, anche dei meno esperti. Questo comporta però una conseguenza non indifferente. In base al tipo di alimento di cui ci stiamo occupando, ci saranno dei metodi di conservazione più adatti, da far sposare adeguatamente anche alle necessità di quel momento. Proviamo ad osservare quali sono queste tecniche di cui stiamo parlando.
Le soluzioni più comuni e note
Il nostro percorso comincia quindi da tutte quelle tecniche che sono più conosciute ed utilizzate con una frequenza maggiore. Una su tutte, per esempio, è quella della refrigerazione. Si tratta di un metodo di conservazione temporaneo che avviene riponendo gli alimenti in questione all’interno di un frigorifero e mantenendo una temperatura media di circa 4°C. A questo proposito, è interessante ed importante sapere come funziona la refrigerazione industriale e distinguerla da quella casalinga.
Per quel che riguarda la refrigerazione casalinga, gli alimenti devono essere posizionati secondo un certo ordine: è preferibile porre la carne ed il pesce nei ripiani più bassi, mentre centralmente latticini, uova ed alimenti che sono stati già aperti ed infine, nello strato superiore, la frutta e la verdura.
Allo stesso modo, il processo di refrigerazione di cui abbiamo parlato deve essere distinto da quello di congelamento. In questo caso infatti la tecnica consente una conservazione per un periodo decisamente più lungo, ma non è adatta a tutti i tipi di alimento: è infatti sconsigliato congelare cibi come uova o loro derivati, insaccati e yogurt. Per tutto il resto delle vivande invece è un ottimo metodo da prendere in considerazione.
Esiste poi l’essiccamento, una delle tecniche più antiche (se non la più antica in assoluto) per quel che concerne l’atto della conservazione del cibo. In questo caso è necessario però fare una precisazione: l’essiccazione naturale, ovvero alla luce del sole, non risulta ad oggi particolarmente efficace per due motivi. Da una parte per le tempistiche lunghe, dall’altra perché il cibo potrebbe essere esposto a lungo ai fattori dell’inquinamento. Conviene quindi affidarsi ad appositi macchinari, gli essiccatori, che sono in commercio.
Le alternative da non sottovalutare
Quelle appena descritte sono le tecniche più diffuse, ma questo non significa che siano le più conosciute. Ne esistono infatti molte altre altrettanto efficaci, che risultano semplici da riprodurre in un ambiente domestico. A cominciare dalla tecnica del sottovuoto, adatta davvero a qualsiasi tipo di alimento e praticabile ancora una volta grazie ad appositi macchinari acquistabili con facilità.
Ma è impossibile non citare anche le varie conserve, tipiche di alcune regioni italiane. Di cosa si tratta? Nella pratica, di utilizzare un altro elemento molto comune in cucina per immergere al suo interno gli alimenti che vogliamo conservare: la conserva può quindi consistere in una conservazione sott’olio o sott’aceto.
Simile a queste tecniche, ma con un materiale ovviamente più solido, è la conservazione sotto sale. Questa però vanta anche la declinazione della conservazione in salamoia: in questo caso il sale non è, appunto, in granelli ma viene preparato un concentrato che lo vede unito all’acqua.